I ragazzi di strada in Africa sono una realtà tragica e complessa che affligge il continente da decenni. Ci sono molti motivi che portano i giovani a vivere in strada, tra i quali la povertà estrema, la violenza domestica, la perdita dei genitori e l’emarginazione sociale.

CELIM lavora da alcuni anni in Zambia attraverso il progetto Caring for the Youth che mira a proteggere i diritti dei ragazzi vulnerabili offrendo loro una educazione di qualità e attività ricreative, migliorando i servizi dei centri che li accolgono e promuovendo il reinserimento nelle famiglie.

Molti di questi giovani vivono in condizioni precarie, senza una casa o un sostegno familiare, costretti a sopravvivere attraverso l’elemosina o la vita di strada. Spesso si trovano esposti a situazioni di abuso e violenza, quali lo sfruttamento sessuale, la droga e la criminalità organizzata. L’impatto della vita di strada su questi ragazzi è devastante. Molti di loro soffrono di malattie, tra cui la tubercolosi, l’Hiv-Aids e la malnutrizione, e non hanno accesso a cure mediche adeguate. Inoltre, spesso vengono esclusi dal sistema educativo, privandoli di un futuro migliore.

Fortunatamente, esistono alcune organizzazioni non governative che si dedicano alla prevenzione e alla gestione dei ragazzi di strada in Zambia. Molti di questi programmi si concentrano sulla fornitura di servizi sanitari, educativi e psicologici ai giovani di strada, offrendo loro l’opportunità di lasciare la strada e di ricostruire le loro vite.

Tra esse c’è CELIM. “È una sfida impegnativa – spiega Lara Viganò, responsabile dei progetti in Africa di CELIM – che giochiamo su più piani: rafforzamento dei centri di prima accoglienza e residenziali, training di insegnanti e operatori sociali, formazione dei ragazzi e delle ragazze, reinserimento scolastico e familiare. Un lavoro che dopo due anni sta dando i primi risultati”.

A Mthunzi, nel centro residenziale per ragazzi di strada, sono stati allestiti orti, un pollaio e una porcilaia. “Attività che hanno una doppia valenza – osserva Lara -. Da un lato, offrono cibo fresco e sano al centro. Dall’altro, permettono ai ragazzi di praticare attività che possono aiutarli in futuro. In questo contesto, a breve aprirà, proprio a Mthunzi, una scuola agraria professionale che organizzerà corsi di 3-6 mesi che potranno essere frequentati sia dai ragazzi del centro sia dai ragazzi della comunità locale”.

A Lusaka, invece, è attivo un centro diurno. È una struttura che viene frequentata dai piccoli che sono intercettati dagli operatori che fanno attività ricreative nelle strade. Nel centro possono seguire corsi di alfabetizzazione e avere un’assistenza psico-sociale. Questo centro è un punto di passaggio. I ragazzi e le ragazze che vengono intercettati sulle strade qui trovano una struttura che li può aiutare a reinserirsi in famiglia e nella scuola oppure, laddove i nuclei familiari non lo permettano, di essere indirizzati verso la struttura residenziale di Mthunzi nella quale possono costruirsi un percorso per la vita futura. Le ragazze vengono invece inviate a Londjeiadzani, una struttura diurna a loro dedicata.

“I ragazzi di strada in Zambia sono una realtà tragica che richiede una risposta urgente e integrata – conclude Lara -. È importante che la comunità internazionale continui a sostenere gli sforzi delle Ong e deli governo12 zambiano per proteggere i giovani vulnerabili e garantire loro un futuro migliore. In questo senso siamo grati all’Unione Europea e della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per il sostegno al progetto. L’apporto di queste due istituzioni è fondamentale per proteggere i diritti dei ragazzi e le ragazze di strada in Zambia”.

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