Il lavoro non è solo un modo per guadagnare un reddito, ma è anche un mezzo per integrarsi nella società e avere un ruolo in essa. CELIM ne è convinto ed è per questo motivo che, nell’ambito del progetto Edu-Care, si sta impegnando per promuovere il lavoro per i ragazzi e le ragazze con disabilità in Zambia. “Attraverso il lavoro – spiega Mariangela Tarasco, rappresentante Paese di CELIM in Zambia -, questi giovani riescono a diventare protagonisti nel contesto in cui vivono e ciò permette loro di realizzarsi come uomini e donne. La strada verso questo obiettivo non è però semplice. Esistono ancora profondi stereotipi che li tengono lontani da uffici, officine, negozi, ecc. Noi lavoriamo proprio per superare queste barriere e aprire le porte al mondo del lavoro zambiano”.

La settimana scorsa è stato organizzato un workshop al quale hanno partecipato una ventina di aziende. “Si è trattato di un evento dedicato alle imprese private – continua Mariangela -. Con loro abbiamo parlato delle risorse legate alla disabilità, delle leggi in materia di impiego di ragazzi e ragazze con disabilità, degli incentivi economici. All’evento hanno partecipato anche i rappresentanti di Sani Foundation e Sight Savers, organizzazioni che, come la nostra, operano nel settore con propri progetti e con le quali stiamo studiando possibili collaborazioni future”.

Questa iniziativa non è isolata, ma si inserisce in una serie di attività di promozione del lavoro come forma di integrazione delle persone con disabilità. Da settimane, in Zambia, job coach sono impegnati a facilitare l’ingresso dei ragazzi e delle ragazze aiutandoli a effettuare le ricerche del lavoro, a redigere currisulum, ad assisterli una volta assunti. È stato inoltre creato un database per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta. “Il lavoro è appena iniziato, ma i risultati sono positivi – conclude Mariangela -. Finora una decina di persone ha trovato un posto di lavoro presso aziende o imprese individuali. Una volta avviati al lavoro, noi forniamo per alcuni mesi ai lavoratori e ai loro datori di lavoro un supporto perfacilitare l’inserimento e per verificare che il rapporto sia conforme alle normative nazionali. Continueremo anche a lavorare anche sul piano culturale. Dobbiamo abbattere i pregiudizi. Solo in questo modo l’integrazione può diventare una realtà”.

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