Li trovi nei canali fognari o in rifugi improvvisati. Le loro condizioni sono tremende. Senza la possibilità di lavarsi e di avere una benchè minima assistenza, sono esposti a qualsiasi malattia. Oltre che ad abusi. In Zambia, i ragazzi e le ragazze di strada sono costretti a fare i conti con condizioni di vita al limite dell’umano. La loro crescita e il loro equilibrio psicologico sono costantemente a rischio. In questo contesto drammatico si è inserito il progetto Promuovere l’inclusione sociale dei giovani più vulnerabili nell’Arcidiocesi di Lusaka, promosso da CELIM e sostenuto dall’Unione Europea e dai fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica italiana.

“Difficile dire quanti siano i ragazzi e le ragazze di strada in Zambia – spiega Mariangela Tarasco, rappresentante Paese di CELIM in Zambia -. L’ultima statistica ufficiale, che però risale al 2012, parla di 13.500 ragazzi e ragazze. Il dato probabilmente è sottostimato”. Molti di questi ragazzini e ragazzine fuggono dalle campagne o da piccoli centri nei grandi centri urbani. Scappano da condizioni di vita difficili, da famiglie che li trattano male o, nel caso della morte dei genitori, da parenti violenti che li maltrattano. “Abitano in condizioni terribili nel centro delle città – continua Mariangela -. Qui vivono di espedienti: vendono rottami di ferro, chiedono l’elemosina ai semafori, ecc. Spesso sono sfruttati da adulti che li taglieggiano, sottraendo loro parte dei miseri guadagni e sottoponendoli a sevizie fisiche o ad abusi sessuali”. Per sopportare questa vita ai limiti, i piccoli fanno uso di droghe ricavate dalla benzina, dal cherosene o dalle colle. “La droga – è ancora Mariangela che parla – fa’ loro sentire meno la fatica e la fame. Al contempo mina il loro fisico già debole e provato”.

I volontari di CELIM cercano i piccoli nelle strade di sera. Una volta preso contatto con loro si cerca, gradualmente, di avviarli in un percorso di riabilitazione e, soprattutto, di riconciliazione e reinserimento nelle loro famiglie di origine. “Il 90% dei ragazzi e delle ragazze – osserva Mariangela – ha una famiglia. Noi lavoriamo per aiutarli a ricongiungersi con i loro nuclei. Non sempre è possibile. In questo caso, vengono diretti verso centri che li accompagnano alla maggiore età aiutandoli a disintossicarsi, a riprendere una vita serena e ad acquisire una professione”. CELIM ha collaborato con Mthunzi, uno di questi centri, e con il Mufana un centro diurno creato dalla collaborazione tra CELIM e Mthunzi. “In questi anni abbiamo aiutato 200 ragazzi e ragazze di strada a Lusaka, la capitale del Paese – sottolinea Mariangela -. Per garantire loro una migliore qualità della vita abbiamo ristrutturato il centr Mthunzi e migliorato il Mufana. Abbiano rinnovato la porcilaia e il pollaio. Abbiamo anche distribuito vestiti, cibo, materiale scolastico e igienico sanitario”.

Grazie al progetto, CELIM ha lavorato anche con i ragazzi detenuti nei riformatori e nelle carceri. “Anche in questo caso – osserva Mariangela – abbiamo donato letti, coperte, zanzariere, ma soprattutto abbiamo lavorato per aiutare i giovani detenuti a riavvicinarsi alle loro famiglie per combattere lo sigma che avvolge chi ha trascorso un periodo in un penitenziario. Siamo anche intervenuti per far applicare la legge che vieta la detenzione di minori nelle carceri degli adulti. I giovani in carcere devono vivere in un ambiente sicuro”.

Realizzato con il contributo dei fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica italiana

Progetti correlati