Il miele sta assumendo un ruolo sempre più importante nel sistema agricolo africano. A testimoniarlo sono i dati forniti dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) relativi al 2022 (ultime statistiche disponibili).

In quell’anno, l’Africa ha prodotto 450.000 tonnellate di miele, pari a circa il 20% del globale mondiale. L’Etiopia è stato il principale Paese produttore di miele in Africa, con oltre 50.000 tonnellate, crescita rispetto alle 45.300 tonnellate ottenute dagli alveari nel 2021. Cifre che hanno fatto diventare la nazione del Corno d’Africa il decimo produttore di miele al mondo. Anche Kenya, Sudan, Tanzania e Uganda hanno ottenuto ottimi risultati, con una produzione annua stimata rispettivamente di 8.000 tonnellate, 5.000 tonnellate, 4.000 tonnellate e 3.000 tonnellate.

Il miele africano sta guadagnando terreno nei mercati internazionali, soprattutto in Europa e nel Medio Oriente. Nel 2020, l’export africano si è attestato sulle 10.000 tonnellate. Etiopia, Kenya e Nigeria sono i primi tre esportatori, rappresentando oltre il 60% del totale delle vendite all’estero del continente. Altri importanti esportatori di miele in Africa sono Tanzania, Uganda e Sudan. L’industria del miele è stata una preziosa fonte di occupazione per molti nelle comunità rurali africane. Fornisce mezzi di sussistenza a migliaia di apicoltori e lavoratori affini, contribuendo alla riduzione della povertà e allo sviluppo economico.

Proprio sul miele scommette Giovani resilienti, un progetto che CELIM sta portando avanti in Mozambico offrendo opportunità formative a ragazzi e ragazze, sviluppando attività economiche, coinvolgendo i giovani nella gestione delle risorse naturali e nella mitigazione e prevenzione dei rischi connessi al cambiamento climatico.

Nei distretti di Lugela, Inhassunge e Morrumbala, il progetto, realizzato in collaborazione con Direzione provinciale dell’agricoltura e della pesca in Zambezia e i finanziamenti dell’Unione Europea, lavora su tutti i vari processi che compongono la filiera produttiva: la formazione tecnica, la distribuzione di arnie, la lavorazione del miele e la vendita dei prodotti sul mercato locale. “Il miele – continua Sofia Saraiva di CELIM – è un prodotto sempre più apprezzato e che quindi si vende bene sui mercati locali. È quindi importante che, fin da ragazzi, gli agricoltori imparino a gestire le tecniche di produzione. Questo garantirà loro nuove entrate che integreranno i loro redditi e permetteranno loro di affrontare con maggiore serenità i cambiamenti climatici che stanno investendo l’agricoltura del continente africano”.

 

 

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