La guerra è ufficialmente finita. Sul campo, però, gli scontri, sporadici, continuano. Nel Sud del Libano non c’è pace. I droni israeliani continuano a volare e, saltuariamente, a uccidere leader della milizia sciita di Hezbollah. “La gente ha quindi paura – ha spiegato Zaher N. Ghosn, direttore dell’El-Khalil Foundation . Molti che erano fuggiti dalle loro case, sono rientrati. Altri rimangono sfollati. A questi ultimi offriamo un aiuto concreto, grazie al progetto “Lifeline Hasbaya” implementato insieme a CELIM”.

Spiega Zaher N. Ghosn che la fondazione ha ricevuto circa 150.000 dollari per supportare l’assistenza umanitaria, grazie al sostegno di CELIM e al finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana (fondi dell’8xmille). L’intervento della El Khalil Foundation e di CELIM si concentra principalmente nelle aree di confine, dove la situazione rimane critica. In particolare, nel Governatorato di Nabatieh, nella Municipalità di Hasbaya , area con un legame storico e affettivo per CELIM, oggetto di diversi interventi e  dove attualmente si sta portando avanti il progetto “Rifiuto o risorsa” finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). “Abbiamo aiutato finora 1.900 persone, fornendo loro beni essenziali come cibo, coperte, stufe e gasolio per il riscaldamento – spiega Ghosn -. Molti, nelle ultime settimane, sono rientrati nelle loro case. Circa 500 sfollati, però, non possono ritornare nei villaggi perché le loro abitazioni sono distrutte e restano, quindi, in appartamenti messi a disposizione in zone sicure”.

Nonostante il parziale ritorno alla normalità, la tensione rimane alta nelle zone di confine con Israele. Ghosn ha evidenziato la presenza continua di droni israeliani e il rischio di nuovi attacchi. “Le persone sono spaventate. Gli attacchi con droni continuano e la situazione resta instabile”, ha affermato.

L’elemento politico gioca un ruolo cruciale nell’evoluzione del conflitto nel Sud del Libano. Secondo Ghosn, un eventuale disarmo di Hezbollah potrebbe porre fine alle ostilità, ma il gruppo, seppur meno potente rispetto al passato, continua a mantenere un’influenza significativa nella regione.

“L’impegno della El Khalil Foundation – ha concluso – e di altre organizzazioni umanitarie è fondamentale per garantire agli sfollati condizioni di vita dignitose in un contesto ancora segnato da instabilità e insicurezza. La speranza è che, con il supporto della comunità internazionale e l’impegno delle organizzazioni umanitarie, si possa velocizzare il processo di ricostruzione per permettere alla popolazione di rientrare nei propri villaggi e riprendere in mano la propria vita”.

 

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