Il 29 settembre si celebra la giornata mondiale di consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari. Secondo il Food&waste around the world, il primo Rapporto G8 su cibo e spreco in otto Paesi del mondo: Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Canada, Italia, Russia, Germania e Spagna, Sono gli italiani i meno spreconi in fatto di cibo, con solo poco più di mezzo chilo (529 grammi) di alimenti gettati nel bidone della spazzatura: trend in continua decrescita e che fa emergere come gli italiani stiano ridando sempre più valore al cibo. Gli statunitensi autodenunciano invece di sprecare quasi un chilo e mezzo (1.453 grammi) di cibo settimanale, seguiti dai cinesi (1.153 grammi), quindi i canadesi (1.144 grammi), poi ci sono i tedeschi (1.081 grammi), e quindi, sotto il kg, gli inglesi (949 grammi), gli spagnoli (836 grammi) e i russi, (672 grammi).

Le Nazioni Unite suggeriscono che circa il 17% di quanto viene coltivato, finalizzato e venduto viene buttato. In termini produttivi, implica che circa 1,4 milioni di ettari di terreno coltivabile sono, di fatto, impiegati per coltivare alimenti che non verranno mai mangiati.

In questo contesto, CELIM lavora in Africa per una produzione di cibo che sia sostenibile e, al tempo stesso, eviti al massimo gli sprechi. In Mozambico, per esempio, nell’ambito del progetto «Giovani resilienti. Per un futuro sostenibile in Mozambico», si lavora alla conservazione dei pesci allevati attraverso le tecniche della piscicoltura. Grazie a essiccatoi artigianali, il pescato viene disidratato. In questo modo, può essere salvato dalla degradazione naturale e consumato più avanti nel tempo o venduto sul mercato (garantendo entrate suppletive agli agricoltori).

In Zambia, con il progetto «Agricoltura a basso impatto. Lotta al cambiamento climatico», CELIM promuove attività agricole che fanno leva sull’allestimento di orti. Gli ortaggi integrano la dieta dei contadini e le eccedenze sono vendute sui mercati. Lo stesso avviene per la coltivazione della moringa e dei mango. I contadini zambiani hanno ricevuto una formazione adeguata per trattare e confezionare le foglie di moringa (ricche di proteine, minerali, vitamine e sostanze antiossidanti e antinfiammatorie) e i frutti di mango. In entrambi i casi, i prodotti essiccati sono poi venduti nell’arco dell’anno garantendo un reddito aggiuntivo agli agricoltori.

«Ci farà bene ricordare che il cibo che si spreca è come se lo si rubasse dalla mensa del povero, di colui che ha fame – ha detto papa Francesco -. Questa realtà ci chiede di riflettere sul problema della perdita e dello spreco di alimenti, al fine di individuare vie e modalità che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi».