Costruire relazioni, ma anche edifici e impianti. Per Gabriele Ragaini il servizio civile in Zambia si è rivelata una doppia sfida: l’incontro con una realtà diversa, come quella africana, ma anche un impegno che lo mette alla prova sul piano professionale.

Gabriele è arrivato in Zambia da qualche settimana nell’ambito del progetto di servizio civile “Caschi bianchi per l’educazione e la formazione” ed è stato assegnato a Edu-Care, iniziativa CELIM in partnership con l’Africa Call Organisation e l’Association Pope John XXIII. “È un progetto umanitario che coinvolge cinque scuole di una delle aree più vulnerabili di Lusaka (Kanyama) – spiega Gabriele -. Ha lo scopo di aiutare il maggior numero di ragazzi con disabilità a integrarsi all’interno del percorso educativo, sociale e lavorativo”. L’intervento non coinvolge solo i ragazzi, ma anche i genitori, gli insegnanti, i presidi e la comunità. Tutti insieme per combattere lo stigma che ancora grava sul mondo della disabilità. L’obiettivo è creare una nuova consapevolezza nei confronti della disabilità affinché sia maggiormente accettata e i ragazzi e le ragazze possano inserirsi nella società zambiana grazie allo studio e al lavoro.

“Sono partito per vedere come vivono le persone nell’altra parte del mondo e trovarmi a contatto con una realtà diversa – osserva Gabriele -. La mia formazione in ingegneria mi sta aiutando. Sto infatti seguendo la costruzione di classi di teatro, campi da basketball, bagni accessibili anche a bambini con disabilità e rampe per le scuole e questo mi fa sentire orgoglioso dell’esperienza che sto facendo con il CELIM Zambia. Con il lavoro posso fare la differenza”.

Interventi piccoli, ma fondamentali per offrire ai ragazzi e alle ragazze con disabilità strutture che permettano loro di formarsi e crescere. E a Gabriele l’opportunità di conoscere da vicino un mondo diverso da quello in cui ha sempre vissuto, ma pieno di risorse.

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