Il cielo è azzurro. Troppo azzurro. Non c’è una nuvola. Per mesi sullo Zambia è piovuto poco, quasi nulla. La stagione delle piogge è stata asciutta. Tranne qualche lieve precipitazione a gennaio. Febbraio e marzo sono stati secchi. Questo ha avuto gravi conseguenze sulle coltivazioni. Il raccolto di mais, che è alla base della dieta locale, è andato quasi interamente perduto. Il livello dei fiumi e degli invasi è talmente basso che le centrali elettriche non riescono a erogare la corrente necessaria. Una situazione difficile che ha portato il presidente dello Zambia, Hakainde Hichilema, a dichiarare l’emergenza nazionale: “Con il cuore pesante, abbiamo dichiarato il disastro e l’emergenza nazionale poiché il nostro Paese sta affrontando una grave siccità, causata dal fenomeno meteorologico El Niño, influenzato dai cambiamenti climatici. Il prolungato periodo di siccità ha avuto un impatto negativo sia sulla sicurezza alimentare sia su quella energetica dello Zambia, che rappresentano le nostre principali priorità”.
Il governo ha riserve di farina, ma non si conosce esattamente la quantità depositata nei magazzini attualmente anche perché, dal raccolto dello scorso anno, Lusaka ha esportato molte derrate alimentari. Probabilmente lo Zambia sarà costretto fra alcuni mesi a importare mais. L’Ocha, Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha dichiarato che sosterrà “gli sforzi del governo per fornire un aiuto urgente e promuovere la ripresa dei mezzi di sussistenza”. A rischio sono almeno 6 milioni di persone. “Molti contadini – spiega don Michele Crugnola, sacerdote italiano da anni missionario fidei donum a Itezhi Tezhi, piccolo centro in zona molto rurale, sulle rive del lago omonimo, di fianco al Kafue National Park – hanno investito molto in semi e fertilizzanti per aumentare la produzione. Dopo queste spese ora si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Saranno presto costretti ad acquistare farina per dar da mangiare alle loro famiglie. La speranza è che non scatti la speculazione e i prezzi lievitino a livelli elevatissimi mettendo a rischio le famiglie”.
La carenza di acqua sta portando anche a razionamenti della corrente elettrica. “Il livello idrico delle dighe e dei fiumi è molto basso – continua don Michele -. Per evitare di prosciugare i bacini, il governo ha rallentato la produzione di elettricità. Così un po’ ovunque nel Paese sono stati attuati piani di razionalizzazione. A Lusaka, per esempio, al momento non ci sono problemi per il cibo, ma l’elettricità viene a mancare per ore”.
Il rischio è che questa situazione prosegua fino al termine dell’anno con l’arrivo delle nuove piogge. “La mancanza di mais e di elettricità per mesi – osserva don Michele – rischia di avere profonde ripercussioni economiche, sociali e umanitarie. Probabilmente dovremmo aspettare fino alla fine dell’anno per vedere nuove precipitazioni e sperare in buoni raccolti”.
Lo Zambia è un Paese caro a CELIM. Da anni, i nostri cooperanti lavorano sul posto portando avanti progetti di sviluppo agricolo e di sostegno alle fasce più disagiate della società. Attualmente è attiva con due progetti: Edu-Care, per l’inclusione socio-economica dei bambini e dei giovani con disabilità nei distretti di Lusaka e Ndola; Street Children, per proteggere i diritti dei ragazzi e delle ragazze di strada offrendo loro educazione di qualità e attività ricreative.
“I nostri progetti non sono agricoli – osserva Mariangela Tarasco, rappresentante Paese di CELIM in Zambia -, quindi non abbiamo ricadute dirette sulle nostre attività. Detto questo, viviamo anche noi una situazione complessa. A Lusaka, la capitale, l’elettricità è disposizione solo 12 ore. Hanno annunciato anche tagli dell’acqua. Il Paese si stava rialzando e stava vivendo una frase di crescita. Questa siccità non ci voleva, è un colpo veramente duroper lo Zambia”.